Che cristiani stiamo formando? È una domanda che nelle nostre Comunità ci facciamo poco, ma che ritengo fondamentale per la vita della Chiesa.
Negli anni ’80, in occasione della pubblicazione del Catechismo degli Adulti ho assistito a vari tentativi appassionati di definire l’identikit del cristiano oggi: si parlava di un credente consapevole, in ascolto della Parola, capace di leggere nella storia i segni dei tempi; di un adulto impegnato a trasformare la storia nella direzione del Regno, capace di coniugare fede e vita, che vive i Sacramenti come anticipo e segno di un mondo nuovo….
Oggi invece il modello di cristiano prevalente nelle nostre comunità è quello devoto, che vede nella fede un rifugio, pieno di paure e molto attento al “soprannaturale” (esorcismi, devozioni, miracoli…), piuttosto disinteressato alla storia, che crede in un Dio factotum che punisce o salva, scippando agli uomini le loro responsabilità.
Anche la forte attenzione per il sociale e l’ambiente, sollecitata da papa Francesco sembra fare più breccia in persone lontane dalla Chiesa che nei credenti.
Si ha l’impressione che – salvo lodevoli e preziose eccezioni – si vada verso una fede disinteressata alla Storia, che rende i cristiani una cittadella arroccata più che il fermento e l’anima del mondo. Un cristianesimo che si difende, che tende ripetersi e a fare proseliti più che a servire il fiorire di una umanità di fratelli, animato dalla passione per il Regno.
Un cristianesimo che non ha più il coraggio di osare.
Anche le vocazioni nascono più in questi contesti devoti e chiusi, che nella vita normale di parrocchie inserite nella storia feriale degli uomini. Tale situazione ci fa interrogare sulla qualità dei preti e dei cristiani del futuro e sulla loro capacità di educare alla fede l’uomo contemporaneo.
Sono previsioni un pò nere di un prete che ha vissuto la felice stagione del Concilio Vaticano II? Che ha visto all’opera cristiani del calibro di La Pira, Montini, Monticone, Bachelet, Barelli, Moro, Lazzati, De Gasperi, Lubich ….? So soltanto che ogni tanto le strutture (anche religiose) create dagli uomini entrano in crisi, ma la fede ci fa scorgere nei segni di decadenza le cose nuove che prepara il primo evangelizzatore, il Signore.
A noi tocca solo tenere gli occhi aperti e fidarci di Lui.
+ don Valentino