Su facebook vedo tante foto di preti: nell’esercizio del loro ministero, in compagnia di amici o di parrocchiani, in piacevoli momenti di riposo o di evasione… Molti comunicano gli avvisi parrocchiali o eventi della propria comunità: nel caso di quelli tristi, talora si ha l’impressione che facciano concorrenza alle agenzie funebri. In molte circostanze, evidenziano le proprie emozioni pastorali e la loro vicinanza alla gente: è bello. In altre, trasmettono immagini di preghiera o accompagnano le loro foto con riflessioni sulla Parola, belle quando esprimono la loro fede, talora stucchevoli quando copiano le frasi ad effetto di altri. Qualche volta postano ostensori o immagini di santi, di fronte ai quali mi domando l’effetto che fanno sui non credenti (e sui credenti).
I preti non esprimono solitamente le proprie preoccupazioni pastorali per quello che si sta verificando, come altrove, nelle loro parrocchie dove i giovani si allontanano dalla fede, e i credenti appaiono sempre meno e scadenti (impressione che mi è stata confermata dal bel libro del prof. Andrea Riccardi: “La Chiesa brucia” Ed. Tempi nuovi). Serena consapevolezza o incoscienza? Talora lanciano strali in occasione di eventi in cui l’autorità pubblica si posiziona in modo difforme dalla morale cattolica: DDL Zan, Eutanasia, chiusura delle Chiese (percepita come impedimento del diritto di “esercitare il culto”), ma non più di tanto.
In genere i nostri preti danno una immagine pacifica delle loro parrocchie e del loro gestire il sacro: sembra che non esistano i problemi della “conversione pastorale” sollecitata da Papa Francesco e che di fronte alle profonde trasformazioni culturali introdotte dalla “modernità” non sentano l’urgenza di reagire, continuando una prassi pastorale rodata senza sussulti, tranne alcuni suggeriti da movimenti ecclesiali devozionali alla moda.
Penso che il Covid sia stato per le nostre parrocchie un grande scossone, che i vescovi hanno colto e indicato come “occasione di rigenerazione e di ripartenza”, ma che la massa cattolica e molti nostri preti hanno vissuto come una calamità da superare per tornare alla prassi precedente, invitando la gente più che alla responsabilità e al senso del servizio, a pregare perché Dio faccia cessare il covid (come se lo avesse voluto Lui!).
Ma la cosa più singolare è vedere foto di preti che non hanno problemi a mostrarsi in costume da bagno sulle spiagge o in palestra o a farsi leccare dal cane di compagnia e, contemporaneamente, postano su facebook foto “in tiro” con colletti romani o abiti liturgici costosi in compagnia di Vescovi e Cardinali, spesso incontrati per caso, quasi a dimostrare la loro presunta valentìa e ad esibire amici importanti, la cui vicinanza momentanea (pensano) accresca il loro “valore” e faccia pensare ai semplici che “stanno facendo carriera”. Avendo avuto per 9 anni la responsabilità di una diocesi, ho scoperto che queste forme di vanità clericali (che distolgono i preti da un ministero serio e generoso, portandoli continuamente in giro) sono alternative alla “passione per Dio e i fratelli” che aveva Gesù. Eppure in questo ambito alcuni preti sono una continua sorpresa per il Vescovo. Al momento del mio insediamento in diocesi (provenivo da 50 intensi anni trascorsi a Roma dove ho lavorato tanto in parrocchia e sono stato chiamato anche a responsabilità in CEI e in Vaticano) ho scoperto che tra i sacerdoti della diocesi ce n’era qualcuno che conosceva più vescovi e cardinali romani di me o aveva frequentazioni con diversi ecclesiastici di Curia. Miracolo della creatività clericale!
Queste mie riflessioni sulla presenza dei preti su fb mi portano a pregare molto per loro, perché sono convinto che, in questi tempi di grandi trasformazioni culturali, dalla passione pastorale dei sacerdoti dipenda in gran parte e per tanta gente l’occasione di incontrare il Vangelo di Gesù, che rimane anche per i nostri contemporanei la grande opportunità di essere persone umane autentiche e di non sprecare la vita.
+ don Valentino