Mi sono domandato spesso come mai c’è in giro tanta gente triste.
Certo, la vita non è sempre facile, ma talora la tristezza si impossessa di soggetti cui, come si suol dire, non manca niente, soprattutto se si considerano le condizioni in cui sono vissute le generazioni passate e i drammi che oggi vivono tante famiglie e tante persone.
Al contrario, talora vedo gente che è stranamente felice per motivi futili, vantandosi di conquiste effimere o di “vittorie” che comportano la sconfitta di qualcun altro. Vittorie fragili perché si accompagnano alla sensazione che la situazione può capovolgersi da un momento all’altro… e che sei solo.
Penso che ciò che ti rende felice non sono le cose che hai o i successi raggiunti, ma la capacità di sognare.
Forse sogniamo poco allora? Forse sogniamo male? Da soli, trasformando i sogni in miraggi che ci illudono e ci lasciano con l’amaro in bocca, che ci fanno vivere una vita sterile e senza entusiasmo e che non fanno fiorire nulla intorno a noi?
Il Papa nella recente Enciclica Fratelli tutti ci ricorda che “i sogni si costruiscono insieme”. Allora siamo tristi forse perché non siamo più capaci di sognare insieme, non siamo più capaci di pensarci come un NOI, “Fratelli tutti” appunto, ma continuiamo ad ostinarci a pensarci da soli, individui a caccia di successi personali da raggiungere indipendentemente dagli altri o anche sulle lacrime e sulle sconfitte degli altri.
Se i miraggi ti tolgono la gioia di essere uomo, i sogni te la donano.
Sono felici le persone che costruiscono il NOI: giovani che decidono di condividere tutta la vita con la persona che amano, uomini e donne che si mettono insieme per donare speranze e dignità ai loro fratelli svantaggiati, famiglie che fanno progetti per i figli che hanno messo al mondo fidandosi della vita e dei loro simili… Sono felici le persone che fanno scelte particolari, donando la vita per costruire fratellanza, amicizia sociale e far riconoscere i diritti degli altri; quanti si sentono offesi dalle lacrime e dalla solitudine dei propri simili; sono realizzate le persone che fremono per indicare ad altri opportunità per vivere da uomini autentici ed essere altrettanto felici…
Pensando ai miei anni giovanili, mi rendo conto che sono diventato prete per questo!
L’incontro con Gesù, mi ha fatto scoprire questa grande potenzialità. Questa scelta non mi ha isolato dagli altri, né mi ha reso solo: le mille telefonate e la disponibilità di tanti a darmi una mano durante i mesi del lockdown, mi hanno fatto sperimentare l’importanza di sognare con gli altri e di donare la vita ai fratelli per non sentirsi soli e per vivere una paternità grande che ti riempie la vita.
Un prete dovrebbe avere dal Seminario alla tomba un cuore pieno di sogni, che lo porta, come tante volte ripetevo ai sacerdoti della mia diocesi, a fare sempre gioco di squadra, a sognare insieme a tutti, e particolarmente ai confratelli, una Chiesa realmente famiglia, dove non si vive di competizione e di concorrenza, ma, come tra i membri delle famiglie numerose, quando si ha qualcosa di buono lo si condivide con gli altri. Una Chiesa dove i “primi della classe” si vergognano di umiliare quelli che stanno indietro e gioiscono dei loro talenti perché servono a rendere migliori gli altri.
Com’è brutto per un sacerdote quando la gente ti elogia esaltandoti individualmente e disprezzando i confratelli! Per me è stato sempre un colpo al cuore. Era bello quando da giovane viceparroco vedevo la gente che voleva bene e parlava bene di noi suoi preti, pur riconoscendo le qualità e le eccellenze di ciascuno: era un amore “in blocco”, come quando si ama la squadra del cuore. Era contenta anche che tra noi ci difendevamo e parlavamo bene l’uno dell’altro. Mi sono domandato spesso il motivo di quel clima bello esistente tra noi.
L’Enciclica del Papa me lo ha fatto capire: sognavamo insieme e ci sentivamo tutti necessari a costruire un sogno, convinti che da soli non sarebbe stato possibile.
Grazie, Papa Francesco! Ci hai fatto capire che la nostra tristezza dipende dal mito dell’individualismo, che oggi ci martella in ogni dove, anche nella Chiesa. E che la soluzione dei nostri problemi piccoli o grandi sta nella nostra capacità di sognare insieme, di condividere e di vivere da fratelli.
+ don Valentino
Commenti
Monsignor Valentino
Ho letto e gradito tanto il suo articolo
Ne ho tratto un benefico sollievo spirituale.
Da un bel po’ di tempo mi sento afflitta da tante cose…il tempo scorre inesorabilmente togliendomi quasi la capacità di sognare e osare nella “voglia di donarsi piu’ che di
fare ” !per Dio condividendo con la mia fraternità ormai stanca e senilmente avanzata negli anni ogni dono che lo Spirito ci suggerisce di realizzare per il bene di tutti. Che Dio ci aiuti a credere sempre nel suo amore per noi. ⚘