Oggi la Chiesa celebra la 57ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni che ha come tema “Datevi al meglio della vita!” richiamando l’esortazione di Papa Francesco Christus vivit.
Non è una occasione per progettare campagne di ingaggi per giovani e ragazze da avviare al Seminario o alla vita religiosa. La fede autentica, ci ricorda spesso Papa Francesco, non può convivere con il proselitismo, ma chiede altro.
Oggi, allora, è un giorno per stupirsi, per meravigliarsi dell’amore di Dio che chiama alcuni suoi figli a testimoniare la bellezza della vita, facendone un pane buono per i fratelli. Come Gesù.
Questa giornata non ha bisogno di organigrammi o di trovate da circo, ma di sguardi trasparenti di bambini, di ascolto e di domande serie di fronte al mistero di Dio e dell’uomo, quello che la Parola ci rivela.
“Perché ti sei fatto prete?” mi hanno chiesto in tutti i gruppi incontrati nella Visita pastorale i bambini ed i ragazzi della mia diocesi. “Non lo so!” ho risposto tutte le volte, perché la vocazione non è una scelta che si programma, ma qualcosa che senti forte dentro e capisci che viene dal Signore. Nella mia famiglia, mai nessuno era diventato prete prima di me. Eppure sin da piccolo ho sentito un trasporto grande per la vita sacerdotale, che si è concretizzato al contatto di preti e laici semplici, ma appassionati e pieni di fede.
Così più di una volta sono rimasto senza parole, quando da sacerdote e da vescovo qualche ragazzo normale con belle prospettive umane davanti, mi ha contattato per dirmi “Voglio entrare i Seminario per diventare prete!”. Mi sono interrogato sempre sul perché di quella scelta ed ogni volta tornando al piccolo Valentino che sin da bambino diceva che voleva diventare prete ho concluso: “Anche stavolta, è passato Lui ed ha chiamato!”.
La vocazione è questo mistero che stupisce e che chiede fede, preghiera ed attitudine all’ascolto e al dialogo. Quando questo c’è, il Signore passa e chiama. Ci possiamo giurare. Rimango perciò perplesso di fronte alle statistiche sul numero della vocazioni o alle geremiadi di qualcuno, accompagnate da previsioni tragiche, come se la Chiesa fosse degli uomini e non di Dio. Come se l’evangelizzazione fosse innanzitutto opera della Chiesa e non piuttosto iniziativa del Padre, del Figlio e dello Spirito santo e il cammino del riscatto della bellezza della umanità fosse affidato soltanto a poveri uomini, anche se buoni e santi.
Quindi, se la vocazione al sacerdozio e alla vita consacrata è un dono che viene dall’Alto, può abbracciarla solo chi è capace di stupirsi, ama intrattenersi con il Signore ed è pronto a mettere sempre il “noi” prima dell”io”, felice quando fa felici gli altri. Prima ancora, chi sa appassionarsi come Gesù ai progetti grandi del Padre (senza riserve e angolini oscuri) e considerare la propria esistenza un pane buono e fragrante per tutti.
La Giornata di preghiera per le vocazioni è anche l’occasione per stare vicino ai nostri sacerdoti e per pregare loro. La vita del sacerdote è bella se si dona interamente e se non nasconde o accumula il pane buono della sua vita per sé, con rischio di farlo ammuffire. Perché, come diceva un famoso vescovo ausiliare di New York: “Il prete è un uomo mangiato”. Sempre! In questa giornata chiediamo al Signore che renda “pane fragrante” quanti ha chiamato a diventare sacerdoti, servi come Lui e dispensatori di quel pane eucaristico che è modello di vita per i cristiani.
+ don Valentino
Commenti
Grazie di di cuore di quanto ha scritto.
Sac.Giovanni Giusti.