Cosa voleva dire quel giorno…

Il 1 maggio fu una giornata eccezionale per la diocesi di Alife-Caiazzo, una Chiesa locale che, parlando in termini umani, non è stata molto fortunata. Infatti, le sue dimensioni e la sua collocazione territoriale hanno spesso creato condizioni non favorevoli per il suo sviluppo e la sua “normalità”.

Il 1 maggio 2010 fu percepito da tutti come una ripartenza, un momento di grazia, un’occasione felice in cui  le venivano restituite tante opportunità, che le erano state sottratte. In passato, infatti, tanti si erano sentiti autorizzati a non dare importanza a questa piccola Chiesa locale o a prendere decisioni arbitrarie e fondamentalmente sfavorevoli, a cominciare dal prelievo immotivato di somme faticosamente accumulate per migliorare la diocesi, usate invece per realizzare altri progetti, estranei al territorio diocesano: le interessanti ricerche del prof. Armando Pepe hanno fatto riscoprire che in occasione della sua Amministrazione Apostolica il Card. Camillo Siciliano di Rende, Arcivescovo di Benevento, (eravamo alla fine dell’’800), anche se con buone intenzioni, sottrasse alla Diocesi di Alife 80.000 lire, recuperate solo in parte (lire 27.000) dopo la sua morte e dopo una lunga controversia. Come pure qualche sacerdote anziano continua ancora a ripetere che Mons. Vito Roberti, Arcivescovo-Vescovo di Caserta e Amministratore Apostolico di Alife,  aveva utilizzato una grossa somma prelevata da questa diocesi per realizzare il nuovo episcopio casertano. Senza parlare dei “prelievi”, realizzati a Caiazzo sotto l’Amministrazione Apostolica dell’Arcivescovo di Capua, Mons. Tommaso Leonetti. “Non si capì niente più”, commentava a proposito di quel periodo un anziano e benemerito Sacerdote caiatino.

La nomina di un nuovo vescovo venuto da Roma, con importanti esperienze alle spalle, apriva alla speranza di una nuova stagione pastorale, che la diocesi aveva appena intravisto sotto l’episcopato del benemerito Mons. Angelo Campagna, e di cui c’era bisogno per superare antichi e desueti moduli pastorali e realizzare un adeguamento della Curia e della prassi parrocchiale alle direttive del Concilio Vaticano II, che ne avevano visto solo una timida realizzazione in pochi casi e per l’iniziativa di qualche sacerdote più aperto.

Essa rispondeva anche al bisogno della figura di un vescovo che, come Mons. Campagna, si dedicasse pienamente alla crescita della diocesi e, non considerandola come un trampolino di lancio per altre sedi, affrontasse coraggiosamente e senza paura di suscitare inevitabili reazioni, problemi spinosi derivanti dalla mancanza e dalla qualità del Clero, che aveva portato molti a trovare in una piccola diocesi un comodo rifugio, alcuni giovani ad appiattirsi su un modello poco missionario della vita sacerdotale ed altri più preparati e intraprendenti a considerare la diocesi come sgabello per improbabili carriere. La speranza suscitata dall’arrivo del nuovo vescovo era legata all’auspicio che egli “facesse il vescovo”, curando gli interessi spirituali e temporali della diocesi, gestendo le cose con coraggio e mentalità aperta ed efficace, coinvolgendo le qualità di tutti verso una proposta pastorale, che puntasse sul rinnovamento conciliare  e la  rivalutazione delle tante risorse umane presenti nel territorio. Come pure, ridimensionasse iniziative estemporanee ed isolate che, esaltando la vanità e l’inutile fama di qualcuno, creavano soltanto fuochi di artificio, senza piantare semi per il futuro. Si chiedeva al nuovo pastore anche la prosecuzione e il consolidamento di alcune buone intuizioni pastorali, avviate con il precedente vescovo, ma non portate a piena realizzazione.

Il 1 maggio 2010 fu quindi non solo una grande festa, ma anche un giorno di attese. Anche l’età del vescovo, non giovanissimo e quindi “preservato” dalla tentazione di fare carriera (che in tante diocesi concentra l’attenzione dei preti su inutili gossip e li distoglie dalla loro missione), faceva sperare che si dedicasse finalmente e soltanto alla cura della Diocesi, per realizzare cose normali, ma che per la situazione di incertezza e di fragilità in cui era vissuta per lunghi periodi, sembravano obiettivi lontani o non realizzabili per quella di Alife –Caiazzo.

Queste attese da molti erano coltivate con l’intento di rendersi disponibili a fare squadra con il nuovo pastore e a mettere al servizio della crescita della Chiesa locale le proprie qualità. Altri invece dalla provenienza e dall’esperienza del nuovo vescovo aspettavano affermazioni personali, facili visibilità,  rivincite nei confronti di qualche confratello, promozioni e carriere, possibilità di manovrare il nuovo pastore, secondo una prassi talora avviata in precedenti occasioni.

Ciò che è successo dopo quel 1 maggio, pieno di speranze, ha dimostrato quanto, al fine della costruzione di una diocesi “normale”, siano importanti l’amore autentico per la Chiesa e la dedizione costante e preferenziale alla cura della vigna del Signore. Tali condizioni sono valide sempre: nei momenti felici o in quelli un po’ oscuri della vita di una Diocesi. Questa solitamente non cresce se sacerdoti e laici, deresponsabilizzandosi, considerano il vescovo il “lìder maximo” e l’unico responsabile (e il capro espiatorio), ma soprattutto quando ognuno, cercando di vivere fino in fondo la propria vocazione cristiana e sacerdotale, si impegna a far parte di una “squadra” (di cui il pastore è il mister e non il tutto) chiamata a vivere la straordinaria avventura di  essere “il fermento e quasi l’anima” del Territorio.

+ don Valentino

Commenti

  1. Maria pia irma ciccolini

    Eccellenza Valentino, ben presto mi resi conto che la vostra venuta in Diocesi, era una grazia, riscoprii nel vostro modo di accogliere, semplice, umile, da padre, la gioia di sperare ancora che la Chiesa, la nostra Diocesi, tornasse indietro, come Monsignor Campagna ci aveva insegnato, farci sentire tutti figli suoi. Che gioia!!!! […] Con affetto. Irma Ciccolini

  2. Alfonsina Natale

    Ed ora siamo nuovamente abbandonati … solo Dio può metterci le mani… il concilio Vaticano secondo , qui non ha trasformato nulla: ricerca del potere e basta!

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