Ad un sacerdote che gli parlava con preoccupazione dello scarso zelo di un Confratello parroco, un vescovo rispose: “Basta che dice la Messa!”.
Risposte di questo tipo lasciano perplessi e ci interrogano sulle grandi responsabilità dei Vescovi nella evangelizzazione e nella trasmissione della fede. Di fronte all’urgenza dell’annuncio del Vangelo e della “salvezza delle anime”, un Vescovo non può “chiudere un occhio” e accontentarsi del minimo!
Sono nato nell’antica diocesi di Sant’Agata de’Goti, dove a distanza di più di due secoli ancora si percepisce l’impronta di un vescovo santo come Alfonso Maria de’ Liguori. Il suo ministero fu caratterizzato da passione per il Vangelo e cura generosa per le anime: non si preoccupava del gradimento che poteva riscuotere presso Autorità e Sacerdoti, con i quali fu severo ed esigente. Durante il suo episcopato sollecitava tutti, e soprattutto i sacerdoti, a vivere una vita zelante e santa, correggeva con paternità e fermezza i pigri, i vanitosi e coloro che non avevano una condotta onesta, promuoveva continuamente iniziative pastorali per rinvigorire la vita cristiana, anche se talora disturbavano il quieto vivere di certo Clero diocesano (nel periodo precedente alla Missione, talora scrisse al Parroco di Frasso fino a cinque lettere al giorno!). Vigilava continuamente sulle necessità materiali e spirituali del suo gregge, ma soprattutto si appassionava alla sua vita di fede. Era diventato vescovo anziano e malandato in salute. Mi sono spesso chiesto cosa avrebbe fatto se lo avessero nominato vescovo in giovane età.
La sua passione e la sua cura pastorale hanno piantato semi che fruttificano ancora oggi.
Ho esercitato anch’io il ministero di vescovo per nove anni e conosco le tentazioni e i pericoli derivanti dal desiderio del consenso tra i preti e la gente che fa vivere nell’immobilismo, fa accettare tranquillamente situazioni anche umanamente problematiche e fa adottare uno stile di azione diplomatico che lascia tranquilli i pastori, ma che scarica le tensioni sulla base e danneggia il gregge.
Una volta un prete mi disse di un Confratello che era un buon vescovo perché lasciava fare ai suoi preti quello che volevano…
Come pure sono consapevole dei continui inviti alla “prudenza”, che altro non sono che esortazioni a lasciare le cose come stanno per non avere problemi, anche se si tratta di situazioni incancrenite e nocive per il Popolo di Dio. Tali inviti li ricevevo ad ogni piè sospinto quando c’era da prendere decisioni gravi o avviare iniziative impegnative.
Sì, lo riconosco, sono stato un vescovo “imprudente” ed ho disturbato alcuni preti, le loro vanità e le loro ambizioni umane, ma l’esempio di grandi pastori come Alfonso Maria de’ Liguori mi conforta e mi fa guardare con preoccupazione e misericordia ad alcuni Confratelli, spesso apprezzati, che si ammuinano con Convegni e passerelle di Big nelle loro diocesi: per ottenere applausi, fama inutile e approvazione dall’Alto rischiano di far morire la fede del Popolo di Dio e di derogare da quella passione per il Vangelo e da quella cura premurosa per la gente e per i sacerdoti, che talora provocano sofferenza ma producono frutti autentici e duraturi per il Regno.
+ don Valentino