Quando ero bambino, a casa mia non c’era posto per gli animali. Eravamo in troppi. Avevamo solo un gatto che razzolava nei locali a pianterreno per catturare qualche topo. Lo temevamo e lo rispettavamo.
Crescendo, invece, ho notato in molte persone svilupparsi atteggiamenti diversi, più intimi, verso gli animali domestici ed ho notato che qualche mio amico si rivolge al suo cane con affetto dicendo: “Vieni a papà!” o che alcuni riservano loro carezze, abbracci e baci un tempo riservati soltanto ai propri simili!
Oggi l’animale che vive in casa è frequentemente trattato e curato quasi come componente della famiglia: è lavato, nutrito con cibi appositi, condotto “a spasso” anche alle prime luci dell’alba (con una dedizione che oserei dire eroica), portato dal veterinario quando ha qualche disturbo … qualcuno lo fa anche dormire nel proprio letto. Non è insolito, poi, sentire nei giardinetti pubblici signore di ogni età che parlano delle imprese dei loro animali domestici come di quelle dei figli, con grande tenerezza e ammirazione, o leggere su facebook autentiche dichiarazioni d’amore verso il proprio cane o il proprio gatto e parole di desolato sconforto quando qualche animale domestico muore.
La Bibbia narrando che gli animali sono stati creati da Dio il quinto giorno (un giorno prima dell’uomo), suggerisce che la loro forma di vita rappresenta il grado più vicino a quella umana, ma, similmente alle piante, non attribuisce loro una finalità autonoma, ma funzionale all’uomo. Gli animali, pertanto, sono creature di Dio e vanno rispettati e difesi dalla violenza di persone sciocche e senza cuore. Bene ha fatto il Parlamento italiano a sanzionare tali comportamenti. Ma anche se fanno compagnia, non sostituiscono i nostri simili.
Da cristiano mi preoccupo quando qualcuno fugge i fratelli e si attacca agli animali, casomai affermando che sono migliori degli uomini, o quando si dedicano loro eccessive cure e si dimenticano i poveri e i bambini che in tante parti del mondo muoiono di fame o di stenti. L’amore per gli animali non può sostituire quello dei nostri simili. Esso diventa pericoloso quando nasce dal fatto che piacciono perché non pensano e non parlano e che quindi si lasciano interpretare come esseri in una sintonia con il padrone, che nasce da istintiva “gratitudine”, non da libertà e consapevolezza.
La diversità tra gli uomini è una grande ricchezza e un’occasione per confrontarsi, mettersi in discussione e crescere: il diverso/umano è un dono, una grande opportunità per essere persone a 360 gradi, sia quando ci attrae o ci sorprende, sia quando esprime opinioni e comportamenti non condivisi che ci stimolano ad affinare la nostra mente e a sdoganare il nostro individualismo o quando ci provoca delusioni e sofferenze, che ci ammaestrano sulle possibilità negative insite nel nostro essere uomini e ci responsabilizzano nei confronti degli altri.
L’amore per gli animali se nasce da atteggiamenti di gratitudine e di tenerezza verso il creato (e il Creatore), completa il senso della bellezza del vivere e talora può riempire in qualche modo una solitudine in cui gli eventi della vita ci hanno costretto e che non può essere altrimenti riempita. In genere, un tale amore, se è sano, non esclude i propri simili e fa desiderare e tiene vive le relazioni con loro. Ma l’animale non può mai sostituire la persona umana e se qualcuno si accosta loro con questo intento non sta vivendo una esperienza positiva: sta rinunciando alla faticosa costruzione del “Noi” con i propri simili, che sola dona pienezza alla vita, e si sta chiudendo in un individualismo che isola, impoverisce e dà l’illusione che l’inconsapevole accondiscendenza di esseri incapaci di pensiero, di dialogo e di libertà possa donarci una esistenza autentica.
+ don Valentino