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La mentalità clericale, vigente nella gente oltre che in molti sacerdoti, portava (ma non solo ad Alife) a considerare i laici come semplici recettori delle direttive del Sacerdote ed esecutori, da tenere a bada, da controllare nelle idee, talora da guardare con diffidenza. Ad Alife, come in Diocesi, invece abbiamo scoperto che i laici sono la grande risorsa della Comunità e che il loro inserimento la arricchisce di tanti doni e aiuta i sacerdoti ad imparare a fare i pastori (mi colpì molto la frase che S. E. Mons. Giampiero Palmieri, nuovo Vescovo Ausiliare di Roma, pronunciò durante il rito della sua Ordinazione episcopale, quando ringraziò la gente che gli aveva insegnato ad…evangelizzare!). Diventando parroco ad Alife, ho chiesto la loro collaborazione, che ha rivelato una grande ricchezza ed è stata preziosissima per costruire la Comunità. Ascoltarli, mi ha aiutato innanzitutto a mettere a punto la qualità del mio ministero e a costruire una pastorale incarnata, ma anche a ricevere grandi stimoli culturali e soprattutto di fede (che non è solo dottrina riservata ai chierici, ma è stile di vita che riproduce i sentimenti e i gesti di Gesù). Nonostante l’eccezionalità della situazione per la presenza di me vescovo, il protagonismo dei laici ha reso la vita della Parrocchia più creativa e soprattutto ne ha fatto non una realtà adorante e passiva intorno alla persona ed alle trovate estemporanee del parroco, ma una realtà centrata sul Vangelo, alla quale ognuno (anche il parroco) era chiamato a dare il meglio di sé.
L’obiettivo della costruzione della Comunità e la scoperta dei laici come risorsa effettiva mi portarono innanzitutto a delegare al Consiglio degli Affari economici tutti gli aspetti amministrativi (senza nessun blitz da parte mia). Mi trovai davanti persone eccellenti e competenti che presero sul serio il loro ruolo sollevandomi da tante incombenze burocratiche come raccolta dei soldi, rapporti con la Banca, progettazione dei lavori da eseguire, manutenzione ordinaria e straordinaria (realizzazione della illuminazione a Led, revisione del tetto della Cattedrale, attivazione del locali per il catechismo, restauro del coro, della Cappella del Sacro Cuore, della statua di San Giuseppe… Erano state progettate altre due iniziative: il restauro della busto di San Claudio e la realizzazione dei ritratti degli ultimi due Vescovi che avevano contribuito al decoro ed al rilancio della Cattedrale, da collocare in sagrestia,ma non so se sono giunte in porto), bilanci, pagamento utenze, affissione mensile dell’entrate e delle uscite nella bacheca parrocchiale. Alcune spese importanti affrontate lodevolmente anni prima avevano lasciato dei debiti. Per contribuire all’economia della parrocchia decisi di lasciare alla cassa parrocchiale anche l’offerta delle Messe comunitarie quotidiane. La cosa fu accolta bene dalla gente, che dopo la celebrazione veniva in sagrestia e spontaneamente metteva l’offerta in una cassetta che era diventata un po’ il salvadanaio della Parrocchia.
Un’esperienza bellissima di collaborazione si realizzò con la Caritas. Oltre che a dare ai laici che la componevano e che operavano lodevolmente, piena fiducia, anche lasciando loro la gestione delle somme provenienti dall’8xMille, domandandoci come educare la comunità a farsi carico dei poveri (compito primario di una Caritas parrocchiale!) e reperire altri fondi, decidemmo di fare le questue durante i funerali. Dopo averne parlato in Consiglio pastorale, partimmo con qualche perplessità, ma la risposta della gente fu eccellente. Il budget della Caritas in pochi mesi quasi raddoppiò. Potemmo aiutare così tante famiglie… Avevamo scoperto che molti ragazzi di zone povere mangiavano raramente la carne. La corresponsabilità e la collaborazione che si erano instaurate portavano anche la Caritas ad aiutare il Consiglio degli Affari Economici in momenti di emergenza…e viceversa.
Un grande aiuto alla costruzione della Comunità venne dal Consiglio pastorale, che riunivo ordinariamente ogni mese e nel quale venivano discusse e programmate le iniziative parrocchiali ordinarie e straordinarie Tutto veniva approfondito e deciso comunitariamente. Come in una famiglia. A questa bella sensazione ci portò il vederci regolarmente e il decidere insieme i problemi della parrocchia. La programmazione mensile fatta dal Consiglio Pastorale parrocchiale veniva riportata sul foglietto parrocchiale Lungo la via, che accompagnata da una mia riflessione, usciva regolarmente e veniva distribuito in Chiesa perché servisse da pro-memoria per tutti e potesse raggiungere anche le persone che non potevano frequentare, facendole sentire parte della Comunità. In tutto questo la figura del Parroco rivelava la sua funzione insostituibile, senza soffocare i talenti di nessuno, ma valorizzandoli. Un momento bellissimo e intenso fu la preparazione della Missione parrocchiale, che si svolse dal 17 al 24 giugno 2018 e che vide coinvolta l’intera comunità, che in tal modo si preparò alla ordinazione presbiterale di don Paolo Vitale e di don Alessandro Occhibove e a celebrare i 50 anni di Sacerdozio del Vescovo. Ci fu in quel periodo un’esplosione di spirito di iniziativa che portava tutti a risolvere i problemi che man mano emergevano. Nacque così, dopo un incontro anche una Pagina facebook parrocchiale.
Quelli della Missione parrocchiale furono giorni formidabili, che a lungo preparati dai Missionari del Preziosissimo Sangue contribuirono non poco a superare il divorzio tra parrocchia e città. Tale divorzio ebbe un altro momento di recupero nella Peregrinatio mariana, che coprì buona parte del mese di maggio, portando soprattutto nelle zone più lontane dal Centro l’antica e bellissima statua della Madonna del latte. Dappertutto ci fu una bella accoglienza, un fervore particolare, un coinvolgimento delle famiglie ospitanti e del Vicinato, che portò soprattutto i fedeli fisicamente lontani dalla Cattedrale a sentirsi parte dell’unica Comunità. Un’altra iniziativa tesa a superare il divorzio tra parrocchia e città fu quella dei Gruppi d’ascolto sul Vangelo, che settimanalmente nei tempi forti dell’anno liturgico mi vide tenere catechesi serali in famiglie scelte dal Consiglio pastorale, concluse con simpatici momenti di agape fraterna.
Nel Consiglio pastorale fu affrontato anche il problema della Pietà popolare, fatto molto rilevante nella Parrocchia di Alife, che aveva costituito da sempre un argine al divorzio della Città dalla Parrocchia. Si decise di evitare i toni saccenti dei “cristiani colti” e, seguendo le indicazioni della Evangelii Gaudium di Papa Francesco, si cercò di cogliere i valori autentici che essa aveva trasmesso e trasmetteva alla Comunità di Alife. Si optò quindi per la loro cura e valorizzazione. Lungi dal delegare con larvata supponenza a laici queste devozioni popolari, mi impegnai a gestirle in prima persona, curando le opportunità di catechesi e di incontro che esse offrivano. Fu bello pregare insieme alle prime luci dell’alba durante la Novena dell’Immacolata e del Natale e soprattutto recitare con i fedeli la Novena di San Sisto, con i testi antichi e i bei canti della tradizione: era come ridare anima alla fede dei semplici e alle radici religiose della Città.
Accanto alla pietà popolare si curò la riscoperta della Parola di Dio, con degli incontri nei tempi forti con Padre Fabrizio Cristarella Orestano, monaco di Ruviano, sul profeta Isaia, con i menzionati Centri d’Ascolto, con la Consegna ai bambini del Vangelo, presentato come il tom tom del cristiano, e soprattutto facendo delle Omelie un momento di forte incarnazione della Parola di Dio nella vita.
Nei 14 mesi di parroco di Alife, i parrocchiani mi hanno visto impegnato in mansioni normalmente non esercitate dal vescovo come la celebrazione della Eucarestia quotidiana e festiva (in tutti gli orari), l’assistenza ai malati, la celebrazione di tutti i sacramenti (Battesimi, Confessioni, Matrimoni, Unzione degli Infermi), la celebrazione dei funerali e l’accompagnamento tra casa del defunto e cimitero, la preparazione al Battesimo e al Matrimonio, le iscrizioni a catechismo, le varie processioni e la peregrinatio mariana, i centri di ascolto… Qualche sacerdote vedeva in questo un abbassamento del prestigio del vescovo, ma io proprio in quei momenti sentivo la gioia di esercitare la mia funzione di padre e di pastore. Tuttavia in questo impegno che è stato notevole, talora ho potuto contare sulla collaborazione di Don Alfonso De Balsi, un anziano sacerdote in pensione, ma molto disponibile, di D. Marcello Gallo, che arrivò qualche mese dopo l’inizio del mio parrocato ad Alife, svolgendo un prezioso lavoro, e di d. Alessandro Occhibove, diacono dal dicembre del 2017. Al di là del grande lavoro svolto, dei momenti di preghiera comune (era bello vedere tutte le sere parroco e sacerdoti concelebrare insieme o partecipare ad altri momenti di preghiera), della grande disponibilità ad amministrare il Sacramento della Confessione, si realizzò un clima di fraternità e di rispetto che offriva alla gente una grande testimonianza di comunione fraterna. Ad inserirsi in questo clima avevo invitato due seminaristi della Diocesi, che, nei fine settimana e nei periodi in cui non dimoravano in Seminario, uno abitava in canonica e l’ altro veniva quotidianamente a svolgere alcune mansioni. Speravo di aiutarli ad inserirsi nel servizio pastorale per imparare sul campo a diventare preti, integrando la loro formazione seminaristica. La cosa fu appena iniziata e prometteva bene. Ma successivamente non fu colta la grande opportunità di questa scelta!
Ho voluto ricordare la mia bellissima esperienza di parroco di Alife per lasciare traccia di un lavoro pastorale singolare che ha dato bellissimi frutti, per ringraziare i tanti che mi hanno aiutato a fare della Parrocchia una Comunità di fratelli e soprattutto per testimoniare con i fatti quanto il prendere sul serio lo spirito del Concilio e le indicazioni del Magistero e “osare nella pastorale” possano ringiovanire il volto delle nostre Comunità. E… anche me, che il super lavoro di quei mesi rendeva contento e faceva sentire giovane.
Commenti
Quanto scritto da Mons. Valentino rispecchia appieno quanto fu fatto nel periodo del suo parrocato,dimorando ad Alife,per motivi di salute, avvertivo il rinascere della Comunità parrocchiale,ogni giorno si parlava delle innumerevoli iniziative della parrocchia. Si respirava un’ aria di serenità,la gente si sentiva accolta,ascoltata,aiutata.
Grazie Mons. Valentino
“Un prete per amore… un vescovo prescelto davvero dal Signore” (Ed aggiungerei un pescatore di vocazioni sempre attento alla voce dei giovani che lo seguivano sia in parrocchia che nei viaggi in Terra Santa). Grazie di cuore.