Messa crismale. Il Vangelo ci libera dal fascino del successo e da sicurezze prettamente umane

Chiesa Cattedrale, Alife
Traccia di omelia in occasione della Messa Crismale, 21 aprile 2011

Mi vengono in mente: i miei Predecessori, la mia ordinazione episcopale.
Penso alle parole rivolte ai sacerdoti da chi mi ha preceduto su questa cattedra, parole uscite dal cuore, per illustrare la bellezza e la grandezza del sacerdozio ed esortare a conformare la vita alla divina chiamata e ai misteri celebrati. Le prendo anche per me chiedendo al Signore la grazia di servirlo fedelmente.

Penso alla mia ordinazione episcopale a san Pietro, quando il vento dello spirito ha soffiato quasi visibilmente su di me e su questa Chiesa, per trasformare la mia vita e costituirmi vostro pastore.

Ed ora sto qui con voi a presiedere questa mia prima Messa crismale ed ha riflettere sul mistero della mia e della vostra vita afferrata da Cristo e chiamata ad essere strumento di salvezza per i fratelli.

Quali siano le attese di Dio su di noi – attese da capogiro! -, ma nulla è impossibile a Dio, ce lo dice la Parola di Dio appena ascoltata. Lo Spirito che è vita, domina le letture. Trasforma la vita del profeta e la rende fonte di buona notizia per il mondo, specialmente per quello ferito dal peccato.

  • Che consapevolezza e che entusiasmo in queste parole: lo Spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione: mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spazzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore, il giorno della vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto.
  • E nel Vangelo di Luca, Gesù dice: Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato, affermando quelle le parole della profezia si realizzano in lui.
  • San Paolo ci ricorda che esse riguardano anche noi, perché “Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati col suo sangue, ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e padre”, chiamandoci ad essere suoi discepoli, ma soprattutto ad essere ministri della sua grazia. “Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti”, ci aveva ricordato anche la prima lettura.

A questo Spirito che ci ha afferrato e ci ha inviato diremo ancora “si” oggi, rinnovando le promesse sacerdotali. Abbiamo troppa familiarità col sacro e col Signore: chiediamogli, perciò, che non sia un “si” in più, senza entusiasmo. Chiediamogli di farci vivere ancora l’emozione del “primo amore”, quando abbiamo capito che la nostra vita non poteva essere che sua e solo sua.

Ieri a Caiazzo, parlando ai giovani delle scuole superiori: che potenziale avete! Lo dico anche a me e a voi sacerdoti. 12 apostoli per il mondo intero. Qui siamo molti di più, per meno gente!

Chiediamo, perciò, al Signore di non diventare otri vecchi che non contengono più l’aria (spirito, pneuma) perché sclerotizzati nelle loro fibre vecchie e fragili, ma otri nuovi e morbidi, capaci di accogliere e contenere lo Spirito divino, per donarlo integro ai fratelli. Dobbiamo mantenerci otri nuovi: esprimendogli continuamente la nostra riconoscenza “per averci ammessi (averci ritenuti degni di stare) alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale” (PR Euc. II) e impegnandoci ad essere sempre all’altezza della sua chiamata, con la preghiera personale e seguendolo senza indugio sulle vie maestre della povertà, della  castità, e dell’obbedienza (al Regno). Questo stile di vita ci permetterà di conservare e di recare ancora con rinnovato entusiasmo la forza del Vangelo, che libera e salva.

Ma che vangelo liberante può essere quello che non riesce a liberare chi lo predica dal fascino del successo e che lascia schiavi dell’applauso, dell’apparenza, della figura, dei riconoscimenti, delle piccole sicurezze umane, anteposte alla fiducia in Dio?… Che speranza può dare un vangelo così ai poveri, agli afflitti, agli oppressi?

In questo primo anno, ho ricevuto tanto buon esempio da voi. Spesso vi ho pensato con ammirazione, ma forse dobbiamo lasciarci condurre di più dallo Spirito “verso il largo”, verso i suoi orizzonti e non ritenerci appagati dallo status quo della nostra azione pastorale. Dobbiamo impegnarci a lasciare le sicurezze del burocrate e sentirci più in missione, anche in questo nostro territorio, che è ricchissimo di tradizioni religiose, ma che forse ha sempre bisogno di ritrovare le ragioni della speranza e l’unico fondamento della fede che è Gesù Cristo. In questo, i giovani sono la misura dell’incisività della nostra azione pastorale: di fronte alla loro indifferenza o al loro disorientamento non vestiamo i comodi panni del giudice o del manager di spettacoli, ma domandiamoci perché non sono affascinati da Gesù Cristo e perché spesso non lo cercano nelle nostre parrocchie.

Occorre domandarci continuamente: Cosa ci chiede il Signore? Che pensa del nostro servizio? Si riconosce in noi, nelle nostre comunità? LA MIA CASA? Siamo ancora capaci di entusiasmo, di essere sua presenza viva, di metterci in discussione, per rispondere alla sua chiamata, che si rivela nella storia? O siamo preoccupati di accontentare la “clientela”? Di vivere un ministero senza scosse? Siamo ancora capaci di scommettere sul Signore? Prendere il largo, lanciare le reti: Questo ci chiede il Signore che dà gioia alla nostra giovinezza. 9 maggio, convocazione dei Consigli Pastorali parrocchiali e dei Consigli degli affari economici parrocchiali: una chiesa tutta ministeriale per far prevalere la profezia sulla burocrazia e volare alto.

Un pensiero ai ministri straordinari della Comunione. Anche a loro l’invito ad essere consapevoli di non recare solo una “cosa sacra”, ma di annunciare soprattutto con la vita la persona di Gesù presente nel pane spezzato.

Primo giovedì santo del mio episcopato: preghiamo a vicenda, esortiamoci a vicenda: Vescovo e sacerdoti: non sono il vostro padrone, ma sento forte la responsabilità e la gioia di appartenere alla nostra comune famiglia e di esservi padre e fratello, per compiere l’unica cosa importante: annunciare Gesù Risorto, nostra speranza. Perciò, stimoliamoci a vicenda nel bene, nella ricerca delle cose di lassù, facciamo sentire gli uni agli altri il vibrare dello Spirito che ci rinnova e ci rende strumento di santificazione (oli).

 

 

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