Ricordo figure meravigliose di preti romani degli anni 70, quelli che si “esponevano” ed erano impazienti di realizzare l’ideale di Chiesa intravisto nelle Costituzioni del Concilio ecumenico Vaticano secondo. Preti che compivano scelte radicali: lavorare nelle fabbriche, vivere nelle baracche di Roma accanto agli ultimi della società, assumere posizioni dottrinali al limite, contestare ciò che nella Chiesa sapeva di mondano e di non evangelico… In genere erano poveri, molto critici nei confronti di stili e prassi ecclesiali, considerati compromessi con il potere politico ed economico e poco fedeli alla Parola di Dio, che andavano riscoprendo e che vivevano con convinzione. Avevano l’ambizione di aiutare il Papa ad essere Vescovo della sua Città, effettivamente e non formalmente. Umanamente si giocavano tutto, accantonando ogni prospettiva di riconoscimento, senza timore di pagare di persona… Erano liberi e coraggiosi, anche durante assemblee di Clero, dove con parresia e rispetto esponevano il loro pensiero controcorrente… Molti di questi continuavano a restare “nel sistema” come parroci, vice parroci o cappellani di ospedali o di aziende pubbliche. Da seminarista e da giovane prete ero affascinato dal loro coraggio e dalla loro testimonianza di fede, anche se non ho mai fatto scelte radicali simili. Ma quell’esempio per noi preti degli anni sessanta e settanta ci ha fatto bene, ci ha messo nel cuore un sano tormento, un’attenzione al mondo degli ultimi, una passione per la giustizia, un amore non scontato per la Chiesa, con la voglia e il coraggio di cambiare le cose per renderle in sintonia con il Regno di Dio, che il Concilio ci aveva insegnato a non identificare con la Chiesa, ma a sentire come l’obiettivo verso cui essa tende, diventandone “ in terra il germe e l’inizio” (LG, 5).
Un docente del Liceo di Borgomanero (NO), amico dei Marianisti, il compianto prof. Gozzola, che nei suoi soggiorni romani spesso veniva a pranzo con la moglie all’Istituto Santa Maria di Roma, dove sono stato ospite dal 1980 al 1989, nei nostri incontri conviviali soleva ripetermi che “vanno avanti” quelli capaci di “non far muovere la barca” per spiegare il progredire in termini di carriera di alcuni personaggi del mondo laico ed ecclesiastico… Col passare del tempo alla luce di questa affermazione mi è capitato di leggere la vita di tanti preti e anche la mia vicenda personale, con qualche disavventura, dovuta alle mie posizioni sull’Insegnamento della Religione cattolica, sulla Iniziazione cristiana, sul ruolo dei laici nella Chiesa.. ed altri argomenti… di cui mi sono occupato al tempo del mio servizio in Vicariato, rendendomi conto che “avevo fatto muovere la barca” e quindi…, benché mi sentissi ben voluto e apprezzato nei vari impegni che successivamente ho svolto, e il contatto con buoni preti e l’educazione familiare mi aiutassero ad avere sempre serenità e fiducia nel Signore, come pure a capire che talvolta Lui ci mette alla prova per educarci ad essere pastori, che vivono il loro ministero non con il desiderio di godersi un rapporto privilegiato con Gesù, ma con la passione per la gente.
Stupore e gratitudine…
Fu, quindi, per me una grande sorpresa sentire dal Cardinale Bertone la notizia che Papa Benedetto XVI mi aveva nominato Vescovo (anche perché nei mesi precedenti non se ne chiacchierava in Segreteria di Stato) e da un mio ex superiore diventato Cardinale, l’espressione “Ce l’abbiamo fatta!” a proposito della mia nomina. Con questo senso di stupore e di gratitudine ho vissuto i due mesi circa tra quel 27 febbraio 2010 e l’Ordinazione, durante i quali i “salutari tormenti” messi in me dalla testimonianza e dai discorsi sentiti dai preti coraggiosi conosciuti nei primi anni di sacerdozio, ebbero un notevole influsso. Insieme a tali sentimenti, si palesò immediatamente anche quello della impazienza di arrivare in Diocesi e di dedicarmi alla missione cui il Signore mi chiamava.
Il 1 maggio pomeriggio, perciò, entrando in Basilica con il corteo dei Concelebranti, mi sembrava di vivere un sogno: la mia piccola persona al centro della basilica di San Pietro, davanti alla Gloria del Bernini!… Tanta gente che mi circondava con il proprio affetto e veniva a pregare per me, per la mia nuova Missione! Pensavo alle attese che i miei diocesani portavano dentro di sé e legavano a questo evento…. Mi sentivo piccolo piccolo di fronte a quel dono così grande … e durante tutta la celebrazione pensai ai miei limiti e a tutte le sofferenze passate, a questa “strana” avventura che capitava quasi come un miracolo a chi come me più volte “aveva fatto muovere la barca” ed era stato “messo alla prova” dal Signore. Soprattutto sentivo un sentimento profondo di pace, mettendomi nelle sue mani. “Con Te ce la farò, Signore” mi dicevo e mi veniva in mente Maria la Madre della Fiducia, che aveva accompagnato i miei anni di formazione e che ho sentito sempre vicina in tutti gli snodi lieti e tristi della mia vita di prete.
Sentivo il Rito che procedeva con la solennità dei momenti grandi della vita della Chiesa e che mi ricordava la Successione Apostolica, la Missione della Chiesa nella storia, i tanti Papi, Cardinali e Vescovi conosciuti, i volti di tanti uomini e donne, di giovani e bambini, di anziani e malati, di credenti e di non credenti, verso i quali avevo cercato e, in futuro, avrei dovuto esercitare una paternità più grande, “assumendo il loro odore”. Pregavo per tutti i sacerdoti che avevo incontrato e per quelli della mia nuova Diocesi che avrebbero condiviso con me sogni, speranze e un servizio appassionato al Vangelo, pregavo per quanti grazie a me avrebbero ricevuto l’Ordine Sacro…
Le parole e i gesti del Celebrante scorrevano lentamente intorno a me e mi davano la sensazione forte che il vento di quello Spirito la cui immagine Bernini pose al centro dell’abside della Basilica vaticana, stava soffiando su di me, povero prete, e stava compiendo cose grandi. Mi sentivo come piccola cosa nelle mani grandi di Dio e trasportato in un’atmosfera di grazia, superiore a quella che sanno creare gli umani.
Le parole che pronunciai alla fine del Rito, (SCARICA IL TESTO) anche se preparate in antecedenza, esprimevano tutto questo. I bei momenti, la festa, i sorrisi e gli auguri che seguirono, da parte di quanti avevano partecipato alla Celebrazione, mi aiutarono a leggere la mia storia. Quel lungo cammino di grazia che il Signore, per sentieri luminosi o bui, mi aveva fatto percorrere, per dimostrarmi il suo amore e per far sì che, annunciando la sua misericordia, parlassi non come uno che “ha studiato”, ma come chi ha beneficato della Sua fedeltà nelle pieghe feriali della propria vita.
+ don Valentino
Commenti
Grazie Ecc., che ci rendi partecipi della vostra ordinazione, una frase mi ha colpito, Assumendo il loro odore, vede Ecc, con tutto quello che sta passando sappi che non è stata solo, le sono vicino con le preghiere e anche distanti ma vicini, confido nel Signore
questo svelare i tuoi sentimenti VALENTINO
ci svela come ci tieni tutti
VERI AMICI
come ha detto questa mattina papa FRANCESCO
TORNIAMO ALLA NOSTRA GALILEA
dove abbiamo incontrato la sua CHIAMATA
questo è il cibo che non perisce
che È VITA ETERNA
G R A Z I E