A me e a molti credenti forse non è mai capitato di vivere una Quaresima così. In genere questo tempo liturgico rischia sempre di cadere nello scontato, nel formale e talora nel farisaico.
Immaginavo in questi giorni come sarebbe stato vissuto questo “tempo forte” dell’Anno liturgico senza il Covid19. La televisione ci avrebbe inondato di spot pubblicitari su uova di coccolata, colombe, pastiere e dolciumi vari…. I programmi culinari in TV, i tutorial sul web, e le ricette recuperate dai giornali, ci avrebbero resi edotti sulle varie tradizioni di cui è ricco il Nostro Paese…. Tanti avrebbero approfittato della vacanze pasquali per organizzare gite qua e là, indipendentemente dalla festa… Da parte loro, le parrocchie e le diocesi avrebbero presentato il solito programma di riti, iniziative e pellegrinaggi…, con riflessioni su preghiera, digiuno e astinenza, Parola di Dio e quant’altro…, cominciando ad organizzarsi per le grandi manovre delle Palme, dei Sepolcri e dell’Acqua santa per la Benedizione pasquale…
Quest’anno tutto questo ci mancherà…, nonostante i programmi religiosi in TV e in streaming….
Una Quaresima e una Pasqua perse, allora?
Come ho più volte ripetuto, non credo che il Covid19 sia un castigo di Dio, che non ha nessuna voglia di “rompere le scatole” ai suoi figli e di creare dolore. A Lui non piace questa sofferenza che i poveri subiscono e che crea spavento e solitudine. Il dolore che lui apprezza – perché è nella logica della vita (e Lui è il Dio della vita!) – è quello di chi sceglie di mettersi in gioco e di soffrire per dare vita agli altri, come il dolore della mamma che partorisce, quello di chi rischia coraggiosamente per il bene dei fratelli (genitori educatori, medici, infermieri, forze dell’ordine…), il dolore stesso di Gesù che non è morto per caso, ma perché in un mondo dominato dall’odio, dalla sopraffazione e dalla violenza si è appassionato alla vita dei fratelli e ha scelto di sfracellarsi contro le strutture del male….
Dio ama questa sofferenza perché è nella linea della vita.
Premesso tutto questo, ho pensato che Dio sa trarre il bene anche dal male e che nell’occasione del Covid19, generato e diffuso non si sa da chi e non si sa perché, ma che certamente è frutto del limite naturale o morale di qualche nostro simile, forse sta facendo vivere a me e a tanti la quaresima più vera della vita.
Si dice:
la quaresima è tempo di deserto… Le regole imposte dall’emergenza e le città vuote ci stanno facendo scoprire quanto nella nostra vita è superfluo e ci stanno facendo tornare all’essenziale…
La quaresima è tempo di digiuno e astinenza… Stiamo vivendo la situazione della privazione da tante cose che sembravano indispensabili: la macchina, il ristorante, il cinema, la passeggiata, il parrucchiere, l’estetista, lo sport… e ne stiamo scoprendo altre più importanti e sconosciute, forse tra le stesse mura domestiche.
La quaresima è tempo di preghiera… Quella che stiamo sperimentando non è un pregare che si limita alla partecipazione scontata a dei riti e a delle devozioni, ma una invocazione sentita che nasce di fronte allo smarrimento, alla paura del pericolo, alle sofferenze di tante persone, alla necessità che tanti continuino ad essere generosi e non si arrendano perché ai sofferenti non manchi l’aiuto necessario. Preghiere interessate, si dirà, ma che ci stanno facendo uscire da un certo individualismo illusorio e arrogante, portandoci a sperimentare la nostra realtà di uomini fragili che hanno sempre bisogno degli altri e dell’Altro.
La quaresima è tempo di ascolto di Dio… Il successo di alcune iniziative televisive religiose, davanti al tracollo di tante sicurezze, testimonia l’importanza di alzare lo sguardo verso l’ Alto, per trovare quella giusta dimensione della vita cui ci educa il rapporto con Dio.
La quaresima è tempo di carità… Mai come in questo tempo stiamo vivendo il senso autentico della carità cristiana, che non consiste nell’offrire qualche euro per una buona causa, ma nel “farsi pane” e offrire se stessi perché gli altri abbiano la possibilità di vivere da uomini, come ci indicano non soltanto gli straordinari atti di solidarietà e di amore di cui ci parla la TV, ma come si vede nella vita feriale, in cui le persone si incontrano e si aiutano per le necessità di ogni giorno, soprattutto in questo momento in cui si affaccia una prospettiva grave e difficile per tante famiglie, che la cassa integrazione o l’impossibilità di lavorare in nero (esiste anche questo nella nostra società evoluta!) riducono drasticamente il budget familiare o addirittura lo annullano…
San Paolo ci presenta Gesù come colui che con la sua Pasqua abbatte i muri… penso che la quaresima di quest’anno ci stia aiutando ad abbattere tanti muri di egoismo, di illusioni e di indifferenza.
Passerà il Covid19, passerà questa Quaresima atipica, passerà la Pasqua 2020… mi auguro che tutte queste esperienze dolorose che ci hanno fatto fare un passo avanti in umanità, ci aiutino in futuro a vivere queste grandi opportunità che la Fede ci offre in modo più vero ed efficace, perché la “Quaresima del Coronavirus” ci convinca che nulla può più essere come prima e che in questa tragedia ancora una volta il Padre ci sta facendo incamminare sulla strada di una umanità vera.
+ don Valentino
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