Nei miei 16 anni di servizio in Segreteria di Stato ho assistito molte volte all’annuncio di una nomina vescovile, che solitamente avveniva dopo la Recita dell’Angelus in Biblioteca. Mi hanno sempre incuriosito le reazioni degli eletti, dalle quali si potevano capire la loro storia e la loro spiritualità, ma anche intuire lo stile con il quale avrebbero svolto questo importante servizio ecclesiale. Ne ricordo bene alcuni e posso dire che il loro successivo comportamento solitamente ha confermato le premesse.
Il 6 marzo 2010 arrivò anche il mio turno…
Alle 12, con il Segretario di Stato, il CardinaleTarcisio Bertone, e il Sostituto, S. E. Mons. Fernando Filoni entrammo nella Biblioteca dove ci attendevano, come da prassi, tutti gli Officiali della Segreteria di Stato. Dopo la recita dell’Angelus, Sua Eminenza dette ufficialmente la notizia della mia nomina a Vescovo di Alife-Caiazzo, con parole belle, gentili ed essenziali, formulando gli auguri per la mia nuova missione.
Ringraziai e ricordai che solitamente l’episcopato è ritenuto un grande onore, ma che sentivo di accoglierlo soprattutto come una nuova e più impegnativa chiamata a servire il Signore e i fratelli, perché ero consapevole di avere già un titolo onorifico: “Valentino”, il mio nome di Battesimo, che mi ricordava il privilegio di aver ricevuto il dono della vita, la grazia del Battesimo, la vocazione al Sacerdozio, che aveva fatto di “don” Valentino uno strumento dell’amore di Dio e un punto di riferimento per molti che attraverso quel nome mi avevano espresso il loro affetto nel mio paese d’origine, come nella parrocchia di S. Luca al Prenestino, nelle scuole e nei vari compiti che mi erano stati affidati.
Feci notare inoltre una coincidenza per me molto importante: ero nominato vescovo alla stessa età in cui Sant’Alfonso Maria de’ Liguori era stato nominato Vescovo di Sant’Agata de’Goti, dove ero nato, avevo ricevuto i Sacramenti dell’Iniziazione cristiana e avevo sentito la chiamata al Sacerdozio.
Espressi inoltre la mia gioia per aver lavorato per sedici anni in Segreteria di Stato, dove ho imparato ad amare di più la Chiesa e il Papa, a respirare un singolare contesto di universalità e di fedeltà al Vangelo, e a compiere un servizio che se da una parte mi faceva vivere l’onore di collaborare con il Ministero di Pietro, dall’altro mi chiedeva umiltà, nascondimento e capacità di impegnarmi non per la gloria personale, ma per un bene più grande, quello della Chiesa.
Ringraziai infine il Papa per la fiducia riposta in me, i Superiori per la loro benevolenza, e tutti i colleghi, con i quali avevo trascorso sedici anni della mia vita sacerdotale, in un singolare spirito di collaborazione e di amicizia, ricevendo tanti buoni esempi e tanti insegnamenti. A tutti loro, che lasciavo non senza nostalgia, chiedevo di accompagnarmi con la preghiera e l’affetto nelle mia nuova missione.
Nei giorni seguenti ci furono tanti messaggi augurali, la visita del Collegio dei Consultori della Diocesi di Alife-Caiazzo, e soprattutto tanta fatica per organizzare l’Ordinazione episcopale, prevista – dopo una lunga ricerca dovuta ai numerosi impegni di Sua Eminenza – nella Basilica di San Pietro e per le mani del Segretario di Stato, il Card. Tarcisio Bertone, coadiuvato da S.E. Mons. Luigi Moretti, mio antico alunno del Seminario Romano, Vicegerente di Roma, la Diocesi in cui ero incardinato, e da S.E. Mons. Michele De Rosa, Vescovo di Cerreto Sannita-Telese –Sant’Agata de’ Goti, mia diocesi di origine, dove negli ultimi 17 anni avevo svolto il mio ministero sacerdotale festivo, come Rettore della Chiesa della Madonna di Campanile in Frasso Telesino, mio paese natale.